TPM anzitutto sta per Trusted Platform Module, un chip integrato nelle schede madre dei PC o all’interno della CPU. Al TPM è affidato il compito di proteggere da malware e hacker le chiavi crittografiche, le credenziali di accesso e altri dati sensibili come ad esempio quelli sulle impronte digitali utilizzate per accedere al PC.
Una password rubata è un bel problema, ma può essere cambiata ed il problema risolto. Quando invece ad essere rubata è un’impronta digitale… beh, diventa tutto enormemente più complesso. Per cui l’importanza del TPM è massima, è un chip fondamentale in un mondo come quello attuale in cui le informazioni viaggiano sempre più spesso in formato digitale, e smartphone e PC custodiscono molte informazioni sensibili.
Il TPM è alla base di tecnologie come Windows Hello, BitLocker e molte altre del sistema operativo, quindi il fatto che Microsoft abbia deciso di ergere il Windows del futuro sul TPM 2.0, il più recente e sulla carta anche il più sicuro, non deve sorprendere, specie in un momento storico come quello attuale, in cui la pandemia ha sbiadito il confine tra l’utilizzo consumer e quello business anche per effetto del ricorso massiccio allo smart working.
Insomma, serve la massima sicurezza sia nei prodotti consumer che in quelli business dal momento che il confine tra i due quasi non esiste più. In teoria la maggior parte dei laptop e dei PC preassemblati degli ultimi anni non dovrebbe avere problemi a supportare TPM 2.0.